Pavimentazioni drenanti per Loccioni Nomadic Labs, un ponte tra innovazione e sostenibilità

Elettrificazione e digitalizzazione stanno cambiando l’industria dell’auto. Batterie, motori, assali elettrici ed inverter, sono i componenti dell’auto elettrica che hanno bisogno di test e collaudi per migliorare sicurezza e prestazioni. Questi processi necessitano di una sempre maggiore quantità di energia. Per trovare un punto di incontro tra mobilità ed energia, i più grandi marchi dell’industria mondiale dell’auto (Mercedes, Volvo, BMW, etc.) ogni giorno arrivano in Loccioni, tra le colline marchigiane. 

Ad Angeli di Rosora, in provincia di Ancona, sorge infatti la sede principale dell’impresa fondata nel 1968 da Enrico e Graziella Loccioni, che da oltre 50 anni studia e progetta alta tecnologia di misura e controllo, per il miglioramento della qualità, dell’efficienza e della sostenibilità di prodotti e processi industriali, integrando idee, persone e tecnologie. 

Qui oltre ad altissime competenze nella misura per il miglioramento di prodotti e processi, si trova un ecosistema che non impatta sull’ambiente, che misura anche i flussi energetici e sviluppa innovazione ed economia circolare.  

È la Leaf Community, una micro smart grid energetica che connette i laboratori Loccioni, un laboratorio a cielo aperto per lo sviluppo di tecnologie innovative per il risparmio energetico e la sostenibilità. Risultato di un percorso di transizione ecologica iniziato già negli anni ’80, con l’obiettivo del benessere delle persone e del pianeta, oggi la Leaf Community è 100% elettrica demetanizzata), produce più energia rinnovabile (da sole e acqua) di quella che consuma e permette non solo un risparmio in bolletta ma diventa fonte di guadagno.

Ad arricchire l’ecosistema un ulteriore innovazione: i Nomadic Labs, un’isola energetica ad economia e energia circolare composta da container, connessi tra loro e con la micro-grid della Leaf Community, che ospitano laboratori e sale prova mobili per i nuovi componenti auto. 
C’è il laboratorio per il test dell’asse elettrico, quello per il motore elettrico, quello per l’inverter; c’è la sala prova per misurare le performance del pacco batteria e quella per i moduli batteria ancora da assemblare. E c’è perfino il primo sistema di storage second life attivo in Italia: le batterie delle auto elettriche non più utili per la propulsione sono state integrate nella grid e utilizzate come sistema di accumulo elettrico stazionario per i Nomadic Labs.

Elettrificazione della rete ed elettrificazione dell’auto trovano nei Nomadic Labs Loccioni il punto di incontro e il playground per ulteriori innovazioni. Nel corso degli anni, la competenza Loccioni è arrivata al cuore dell’elettrificazione, con sistemi di test per i semiconduttori di potenza di nuova generazione basati sul carburo di silicio. Altra frontiera in esplorazione riguarda la trazione ad idrogeno, con innovativi sistemi di test per componenti di elettrolizzatori e celle a combustibile ad idrogeno. I Laboratori Nomadi nascono proprio per il collaudo dei nuovi componenti dell’auto elettrica e per testare soluzioni innovative che consentono di migliorare l’efficienza e la sostenibilità dei veicoli, nonché la qualità dei processi produttivi. Ma sono anche progettati energeticamente per garantire la sostenibilità e il recupero dell’energia dissipata durante le prove. Sono la concretizzazione dell’energia circolare.

I Nomadic Labs sorgono su un’area produttiva esterna di 4500 mq attrezzata per il posizionamento di laboratori mobili realizzati con moduli assemblati derivati da container di tipo navale in acciaio, il cui progetto si ispira a principi di sostenibilità ambientale, qualificazione architettonica ed integrazione paesaggista. L’area presenta pavimentazioni industriali in calcestruzzo lisciato e percorsi pedonali e carrabili realizzati con pavimentazione architettonica drenante in calcestruzzo i.idro.DRAIN di Heidelberg Materials (da ottobre 2023 Italcementi e Calcestruzzi sono confluite nel nuovo brand Heidelberg Materials), di colore bianco ed ocra.

Le scelte progettuali
L’area produttiva è inserita in un contesto ambientale qualificato, pedecollinare, soggetto a tutela paesaggistica  e fa riferimento ad un masterplan elaborato e sviluppato in più di 15 anni in sinergia con il professor arch. Thomas Herzog di Monaco.

Tutto il progetto, affidato dalla Committenza Loccioni allo studio di architettura LPSA è improntato all’attenzione verso la migliore relazione tra uomo e ambiente, attraverso una gestione responsabile delle risorse naturali e dell'energia, e alla qualificazione dei materiali sia dal punto di vista estetico, di attenzione verso il contesto, che, parimenti, della permeabilità. 
Lo studio di progettazione LPSA opera nella provincia di Ancona ed è specializzato nel campo dell’architettura bioclimatica e della sostenibilità ambientale. Opera in partnership con il team facilities Loccioni in progetti di integrazione architettonica delle fonti energetiche rinnovabili, in qualità di progettista di fiducia e consulente nel campo dell’architettura bioclimatica e sostenibile.
La progettazione architettonica dell’intervento è stata curata dall’Arch. Lando Pieragostini e dall’ Ing. Diego Federici. La progettazione strutturale è stata condotta dall’ing. Marco Cimarelli; la direzione dei lavori dall’Ing. Francesco Giorgini di Loccioni.

“L’intera area produttiva esterna è l’equivalente di una sorta di edificio dematerializzato. In questo spazio, le lavorazioni sono condotte in via automatizzata all’interno di container coperti da una pensilina in acciaio con pannelli fotovoltaici, che assolve sia alla funzione di ombreggiamento che alla copertura di parte del fabbisogno energetico da fonte rinnovabile. I pannelli, di tipo bifacciale, sono in grado di generare energia anche dalla radiazione riflessa dalle pavimentazioni drenanti i.idro.DRAIN. L’intera struttura è modulare, smontabile e riciclabile”, spiega Lando Pieragostini.

La pavimentazione architettonica, realizzata con inerti provenienti da cave locali, contribuisce alla contestualizzazione, e la struttura drenante di i.idro DRAIN consente lo smaltimento delle acque meteoriche contribuendo all’invarianza idraulica dell’intervento.
“Abbiamo cercato di non alterare il regime di permeabilità dei suoli, che è un obbligo di legge ma anche un imperativo morale della progettazione, oggi sempre più sentito. Tutto lo spazio distribuito, pedonale e carrabile, è stato realizzato con i.idro.DRAIN bianco di Heidelberg Materials. Parte della superficie è stata pigmentata in colore ocra, con tonalità che ben si inseriscono nel contesto ambientale, in modo armonico e rispettoso delle preesistenze. In particolare, sono state realizzate con i.idro DRAIN bianco le aree destinate ad ospitare attività all’aperto non produttive, sia per differenziare il parterre che, al contempo, per sfruttare le proprietà del prodotto in termini di riduzione dell’isola di calore e di maggiore riflessività della luce solare, data la presenza dei pannelli bifacciali sulle pensiline che coprono i container”, precisa Pieragostini. 

La posa del drenante 
La posa della pavimentazione in i.idro DRAIN è stata eseguita dall’impresa IMASS7i srl di Monte San Vito (AN), azienda specializzata nella realizzazione di massetti e pavimentazioni, che grazie all’esperienza del proprio team dispone del know-how necessario per la realizzazione della miscela e la corretta applicazione della soluzione drenante. L’impresa ha realizzato un sottofondo in ghiaia stabilizzata di 25 cm di spessore, sul quale sono stati gettati 15 cm di calcestruzzo drenante i.idro DRAIN
“L’impresa IMASS7i è un operatore locale qualificato, specializzato nella realizzazione di tutte le tipologie di massetto, alla quale Italcementi è solita affidare la posa delle pavimentazioni drenanti i.idro DRAIN, certa di garantire un servizio di efficienza e di ottenere la massima soddisfazione dei propri clienti”, chiarisce Paolo Donnarumma, referente commerciale di Heidelberg Materials
Il particolare mix design e la formulazione di i.idro DRAIN hanno permesso di confezionare un calcestruzzo dalle ottime prestazioni meccaniche, e allo stesso tempo, da un’altissima capacità drenante e un elevato valore estetico.

“La possibilità di realizzare entrambe le superfici, sia quella pedonale che quella carrabile, con materiali drenanti – spiega l’architetto Pieragostini - ha consentito di eliminare caditoie e pozzetti per la raccolta delle acque meteoriche e di avere una superficie più continua e sicura grazie alla maggiore capacità di assorbimento delle precipitazioni intense”. Favorendo un veloce smaltimento delle acque superficiali, il prodotto consente di evitare sia lo scorrimento delle acque sul piano di calpestio che la creazione di ristagni d’acqua pericolosi anche per il transito dei pedoni, soprattutto in inverno.

“Per la posa della pavimentazione drenante, sono stati forniti dall’azienda Esincalce Srl di Serra San Quirico (AN) che insacca per conto di Heidelberg Materials, 94 ton di i.idro Drain Bianco XL in sacco, con inerte compreso tra 6 e 12 mm proveniente dalla locale Cava Gola della Rossa Mineraria SpA. Il calcestruzzo drenante i.idro DRAIN è stato confezionato sul posto con l’ausilio di una benna miscelatrice, in quanto essendo le superfici di dimensioni contenute, la quantità di prodotto era tale da non necessitare una fornitura da un impianto di miscelazione. Circa il 70% della miscela di drenante è stata pigmentata con ossido giallo con un dosaggio pari al 2% del cemento per ottenere la colorazione ocra richiesta da progetto”, dichiara Donnarumma.

“Per i suoi requisiti di sostenibilità e per la valenza estetica, il prodotto drenante di Italcementi ci è sembrato corrispondere alla filosofia Loccioni, impresa incentrata nello sviluppo di sistemi automatici e personalizzati di misura e controllo, per migliorare qualità, efficienza e sostenibilità di prodotti e processi industriali, ma anche prototipo di una comunità ecosostenibile, dove si vive e ci si sposta a emissioni zero e un centro in cui l’innovazione procede di pari passo con la sostenibilità e la messa in sicurezza e valorizzazione del territorio.  La soluzione drenante, apprezzata dalla Committenza, sarà impiegata anche nella realizzazione di un ulteriore ampliamento dell’area produttiva”, commenta Pieragostini. 

Le caratteristiche del calcestruzzo drenante  
Studiato da Italcementi e Calcestruzzi appositamente per la mobilità lenta e sostenibile, i.idro DRAIN è un calcestruzzo ad alta capacità drenante - 100 volte superiore a quella di un normale terreno - che consente il rispetto del ciclo naturale delle acque e, grazie alla sua formulazione innovativa, risponde alle specifiche progettuali in tema di sostenibilità ambientale, rigenerazione urbana e miglioramento del comfort, della sicurezza e accessibilità degli spazi e della vivibilità e socialità cittadina. Il suo particolare mix design garantisce il deflusso e il drenaggio di grandi volumi di acqua piovana e riduce la formazione di fenomeni di gelicidio dovuti a ristagni d’acqua indesiderati in inverno, conferendo sicurezza alla pavimentazione.  
“La soluzione con il drenante di Heidelberg Materials – precisa l’Arch. Pieragostini - ci ha permesso di individuare una superficie che avesse caratteristiche di carrabilità e al contempo consentisse di drenare l’acqua superficiale, consentendo il rispetto del ciclo naturale dell'acqua, ma non solo. La sua capacità di ridurre l'“effetto isola di calore” urbano e riflettere la luce solare aiuta a rendere più fresche e vivibili le aree in cui viene impiegato, contribuendo alla riduzione del calore”.

Nei periodi estivi, la colorazione chiara e riflettente consente abbattere le temperature fino a 30 gradi rispetto ad una superficie in asfalto, contribuendo così alla riduzione del cosiddetto “effetto albedo” tipico dei luoghi fortemente urbanizzati.

“I risultati delle prove effettuate dall’Istituto Giordano in accordo con le relative norme ASTM (ASTM E903, ASTM E1980, ASTM C 1371 e AST G173) mostrano un valore di SRI, Indice di Riflettanza Solare, in funzione delle diverse aree esterne, sempre maggiore di 29, valore minimo stabilito dai CAM per le superfici esterne. L’indice SRI dei materiali da costruzione tiene conto sia della capacità del materiale di riflettere la radiazione solare, sia della capacità di emettere la radiazione solare assorbita come radiazione termica. Tanto più è alto il valore dell’indice SRI, tanto più rimarrà “fresca” la superficie esposta all’irraggiamento solare (ovvero avrà un basso innalzamento di temperatura). Questo valore è particolarmente elevato per i colori chiari, soprattutto il bianco. In particolare, i test dimostrano che, in corrispondenza di aree urbane, l’indice SRI è pari a 33 per l’i.idro.DRAIN grigio e 46 per quello bianco”, dichiara Paolo Donnarumma, referente commerciale di zona  che ha seguito la fornitura e il cantiere.

Inoltre, la sua particolare porosità consente di realizzare superfici che assorbono la CO2 molto più rapidamente di un normale calcestruzzo. Ha ottime capacità meccaniche e richiede una manutenzione minima ed è in possesso della dichiarazione ambientale di prodotto (EPD).
“Questa soluzione – commenta Donnarumma – conferma l’impegno di Heidelberg Materials, nei confronti della sostenibilità ambientale, della generazione di valore urbano e del miglioramento della vivibilità cittadina”. Un’attenzione e un impegno che animano da sempre anche Loccioni, già leader nella produzione di sistemi di misura e collaudo in vari settori, alla continua ricerca di soluzioni e tecnologie innovative che, in laboratorio come in produzione, contribuiscano al benessere della persona e del pianeta. 
 

Mr. Riccardo Pasa

Responsabile i.build, la business unit per le pavimentazioni

Posizione

Via Colle Freddo, 8/9
60030 Maiolati (Italia)

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